4 RISTORANTI

e uno svariato numero di altri lamenti

Questo pezzo è un esercizio di stile: si basa su un’approssimazione violenta, come quelle leggi fisiche che si basano su presupposti così ideali che poi si possono applicare solo nei nostri sogni più fantasiosi. Questo pezzo si basa sul concetto che la Formula 1 sia qualcosa di davvero importante, come se nel mondo non esistessero guerre, non esistessero persone senza più una casa, senza più una vita, senza più niente, come se interessarsi di sport non compromettesse l’angoscia che ci schiaccia oramai da quasi un mese e non ci rendesse meno privilegiati solo per il fatto di poterlo fare. Lo siamo, privilegiati dico, ma non dal 24 Febbraio, lo siamo da sempre, ogni giorno, mentre la gente muore per i bombardamenti a 4 mila chilometri da noi, mentre i bambini affogano in mare a vista di binocolo, mentre ragazzine di dieci anni vengono vendute al migliore offerente per le strade di un paesino africano. Anche se le cose brutte accadono non dietro la porta di casa, siamo comunque i preferiti di dio a poter fare, parlare, scrivere di quello che vogliamo, solo che possiamo farlo facendo finta di non vedere e decidendo che quell’angoscia debba appartenere a qualcun altro.

Lo dico per evitare malintesi e perché per ora i concetti vuoti e le discussioni prive di complessità mi rendono particolarmente polemica.

Quindi, fatta questa premessa molto diplomatica e per niente immatura, posso dunque affermare con convinzione che questa che è iniziata è la settimana più difficile dell’anno. È tipo l’avvento, solo più corto e senza un vero messia in arrivo (o forse… vabbè).

Manca così poco all’inizio della stagione che parlando con i tuoi amici al bar puoi finalmente dire “ci siamo dai” mentre loro alzano gli occhi al cielo e già maledicono il momento in cui ti avranno chiesto “quindi il gran premio come è andato?”. Eppure mentre quattro giorni sembrano così pochi, lo spazio libero che rimane tra adesso e l’inizio delle Fp1 del Bahrain è così tanto che lo puoi riempire di qualsiasi cosa. Dai test hai capito tutto mentre in realtà non hai capito niente, hai scritto una cosa intelligente che in realtà non comunica nulla, hai dato rassicurazioni basilari che in realtà suonano come “boh, ma io cosa ne dovrei sapere? chiedete a quell’altro” (sì, questa era gratuita per il Mattia nazionale).

La stagione scorsa è finita in un modo che io ancora mi sveglio la mattina turbata da un vago “‘any’ doesn’t mean ‘all’”, un modo che personalmente mi ha fatto sentire come se stessi osservando da un punto molto molto lontano una cosa che sentivo molto molto vicina. Mi sento attaccata alla Formula 1 come per una vecchia abitudine, solo perché tre, o massimo quattro, persone mi ci tengono legata con un cordoncino come se fossi un palloncino gonfiato con l’elio, solo perché qualcuno mi ha recentemente ricordato perché ne valga la pena.

Mie paturnie a parte, questi quattro giorni sono così lunghi anche perché per molti di noi sono gli ultimi momenti prima di scoprire quanto questo sport ci appartiene ancora, quanto margine di errore possiamo ancora dargli, quanta passione serve per perdonare un numero divergente di errori. Basta una vita di domeniche sacrificate, di feste rimandate, di sveglie all’alba, di battiti accelerati e di gioie estreme a giustificare un cambiamento di rotta che ha già raggiunto un punto di non ritorno? Più in basso di così c’è solo da scavare? Cit molto utile che se non avete letto cantando mi dispiace per voi.

Per tutti noi sono in ogni caso gli ultimi attimi di pace prima di sentire urli, campane, cazzate, commenti privi di fondamenti, battute sessiste, buoniste e comunque e in ogni caso incomprese da chi le critica.

Sono comunque gli ultimi giorni di rassegnazione sul fatto che a metterci la faccia, la voce, il punto di vista saranno sempre le solite persone, forti dei loro ruoli, delle loro certezze, della loro intoccabile incompetente autorevolezza, in tv ma anche nel paddock.

Per me, che sono “fissata” ed “esagerata” e anche incapace di farmi una risata, categoria sociale ben definita questa, sono i giorni in cui mi domando quanto valga la pena far parte di un mondo che, da “ragazzetta”, posso solo osservare dal bordo, in cui anche chi non vuole avrà quasi sempre un tono vagamente paternalistico per farmi capire in maniera più o meno sottile che io in realtà solo un ospite, posso dire tante cose ma tutte potranno essere sempre confermate o ribaltate dall’Alessandro Borghese di turno, che, a discapito di ogni cosa, se il suo sesso è diverso dal mio, avrà comunque più autorità di me. Io provo ad agitarmi abbastanza da nascondere il tutto e fare finta che non sia niente vero, però anche se avete letto questo paragrafo con un retropensiero che vi sussurrava “vittimismo” o nel migliore dei casi “non sono affari che ti riguardano, fai finta di niente”, tutto questo rimane vero.

Maronna Eugè però ripigliati, se devi seguirla così questa stagione lascia stare, figlia mia. Beh sì, però pezzo mio paturnie mie, stacce.

Comunque, prima di cadere in questo loop scritto e diretto da Gabriele Muccino, volevo dire una cosa ben definita: il cambio di regolamento tecnico fatto porta delle incertezze così ampie che tolgono validità a quasi ogni misura fatta finora. Ho detto ‘ogni misura’, non ‘tutte le misure’, nota bene, ho anche detto ‘quasi’, quindi sto in una botte di ferro proprio.

Come ha detto quello scarso con il numero 5 che si doveva ritirare, che è un poco bollito ma è rimasto solo per mettersi i caschi con i messaggi contro la guerra e le magliette contro i dittatori dichiarati o non, i margini di comprensione di queste macchine sono giganti e 400 giri fatti durante i test potrebbero essere ancora pochi. Quindi gioie mie, vi prego, abbiate pazienza, le nostre giornate per ora sono già abbastanza difficili senza che ci tocchi leggere articoli o tweet sullo stile di Vanzini che annuncia il rinnovo di Ricciardo in Red Bull per il 2019. Manca poco, tenete duro, lasciate stare le tastiere dei pc, lasciate che riposino, ci sarà sempre uno spin di Vettel da commentare tra un pochino.

Per concludere, magari qualcuno si sente come mi sento io nell’affrontare questa stagione o magari no, in ogni caso mancano cinque giorni, dall’ultimo gran premio è quasi finita una pandemia ed è iniziata la distruzione di un paese in cui le persone hanno le nostre stesse facce e non sono noi solo perché siamo stati più fortunati senza meritarcelo. Al netto di tutto ci saranno come sempre quattro luci e tanta ansia, poi vediamo cosa succede.

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