Tu chiamale se vuoi, E-mozioni
Quando sentii parlare la prima volta di Formula E ero alquanto scettico.
Mi dava l’idea della solita iniziativa estemporanea, tipo la A1 GP o la Superleague Formula. Quando uscì la line-up della prima stagione, un misto di “vecchie glorie” e piloti che “non hanno mai sfondato”, lo scetticismo era pressappoco lo stesso, ma da qualche parte dentro di me la curiosità saliva. Arrivarono finalmente le prime gare e rimasi folgorato dall’intensità delle gare, dall’esito sempre incerto, ingredienti che (fino a qualche mese fa) sono mancati non poco alla Formula 1.
La Formula E è arrivata nel frattempo alla terza stagione e le sue caratteristiche di cui sopra sono rimaste in pratica le stesse. L’interesse attorno a questa specialità si sta facendo sempre più alto, come testimonia la presenza attuale (Audi, BMW, Renault, Citroen, Jaguar) e futura (Mercedes) dei colossi mondiali dell’automotive. Senza contare la manifestazione di interesse a parole di altre case automobilistiche (Sergio come per abitudine sta a guardare, ma questa è un’altra storia).
Un paio di mesi fa mi è venuta la curiosità di guardare sul sito ufficiale della Formula E la situazione-biglietti del Berlin ePrix: trovo il tutto abbastanza interessante. I prezzi vanno da 5€ (ingresso alla zona del circuito, senza posti a sedere) a salire. Io sono per la filosofia “si vive una volta sola” e decido di comprare biglietti in tribuna per entrambi i giorni di gare. Di solito un “weekend” di gara di Formula E si svolge tutto di sabato, ma per le tappe di Berlino, New York e Montreal le gare sono doppie, il sabato e la domenica. In più c’erano dei biglietti per poter passeggiare nella corsia dei box. Non ho resistito. Biglietto in tribuna sul rettilineo principale per sabato e domenica più pit walk per entrambi in giorni: 40+40+20+20 = 120€. Certo non sono spicci, ma in fondo per un evento del genere “ci sta”. Prenoto anche volo ed albergo. È fatta, SI VA A BERLINO BEPPE! (cit.).
Finalmente arriva sabato 11 giugno, sveglia alle 6:00 che ovviamente non suona e subito si entra in clima gara, correndo di fatto all’aeroporto Franz Joseph Strauß di Monaco di Baviera. Tipo Fantozzi quando gli si rompe il laccio della scarpa la mattina prima di andare in ufficio. Riesco contro ogni legge della fisica (e del codice stradale) ad arrivare per tempo al gate per imbarcarmi sul volo direzione Berlino Tegel. Atterrato, il tempo di posare lo zaino in hotel e subito si prende la metro (vale la pena visitare Berlino già solo per la sua rete metropolitana, non scherzo) direzione Tempelhof. Per chi non conoscesse Berlino, Tempelhof è considerabile un luogo di culto: è stato fino al 2008 uno degli aeroporti della capitale tedesca e diventò una delle “porte” della città per il blocco occidentale durante la Guerra Fredda. Un posto insomma denso di storia, come tutta la città del resto. Una volta chiuso, l’aeroporto è diventato un punto di riferimento per festival musicali e grandi eventi a Berlino, tra cui appunto la Formula E. Quel che rende la location veramente suggestiva è l’aver lasciato tutto com’era, come se l’aeroporto fosse stato chiuso l’altro ieri: il bancone del check-in è ancora lì, così come il tabellone degli orari e tutta la segnaletica e gli avvisi. Così gli organizzatori della Formula E hanno pensato di usare il tabellone degli orari per divulgare il programma dei due giorni e di usare i banconi del check-in per la sessione autografi dei piloti.
E questo è il biglietto da visita dell’evento. Mica male direi. Superato lo stupore per il primo effetto “WOW” della due giorni berlinese, lascio l’area del terminal per dirigermi verso la parte all’aperto. In lontananza si sente il ronzio delle monoposto che stanno compiendo le prove libere. Non ho fretta di andare in tribuna, mi guardo attorno, perché attorno alla pista c’è di tutto:
Drive zone: Kart (rigorosamente elettrici) per adulti e bambini, gratis. Stand di Audi, BMW, Jaguar, Mercedes e Renault.
Taste zone: Food trucks con ogni possibile tipo di cosa commestibile, per niente gratis.
Compete zone: Zona simulatori, i due migliori classificati potevano sfidare i piloti veri, sempre al simulatore (hai capito Serafin?).
Allianz zone: giochi e pubblicità disparate, ma soprattutto ROBORACE.
Dopo aver cazzeggiato in giro per gli stand e provato i kart, decido finalmente di andare a sedermi in tribuna per seguire la superpole: i 5 migliori delle qualifiche si sfidano per la pole con un giro secco. Devo dire che con i posti a sedere ho avuto un po’ di sfiga, siccome avevo il posto in prima fila. Normalmente la prima fila in tribuna è il top, ma le tribune sono così vicine alla pista, che io finivo per vedere solo quel pezzo di pista che avevo davanti e poco altro. Qualche fila più dietro non sarebbe stato male, siccome dall’alto si intravedevano un altro paio di spicchi di pista, ma poco fa: maxischermi ovunque dai quali si poteva tranquillamente seguire tutta la gara. Siccome, come detto prima, quasi tutta la zona attorno al tracciato era “calpestabile”, decido di guardarmi attorno e vedere se da bordo pista ci sono punti interessanti. Ne vedo un paio. Decido poi di andare di nuovo a zonzo verso i banconi del check-in e mi ritrovo quasi per caso al posto giusto al momento giusto: la sessione degli autografi. Ogni pilota aveva il suo counter e chiunque poteva mettersi in fila per avere l’autografo o farsi una foto con i piloti. Proprio come un check-in.
E qui scopro la popolarità di Nick Heidfeld in Germania. “Ovvio, è tedesco” potrebbe controbattere qualcuno, ma non dimenticatevi quale altro pilota tedesco è stato suo contemporaneo negli anni 2000… Gente in fila quasi solo per lui, il compagno di squadra Rosenqvist quasi ignorato, così come gran parte degli altri.
Terminato il mio giro per gli autografi urlando un “Forza Ferrari” a Vergne (che mi ha risposto con un non troppo convinto “come sempre”) ed un “in bocca al lupo” a Buemi (sorpreso di sentire qualcuno parlare italiano in mezzo a questa calca di fan sfegatati di Heidfeld), torno a studiare le zone della pista più interessanti. Come prevedibile decido di posizionarmi nella zona della prima curva, per vedere quanto meno la partenza da posizione favorevole. E qui succede una cosa bellissima. Molte famiglie erano venute spendendo i soli 5€ per la zona “aperta” del circuito, molti padri con bambini erano presenti. Evidentemente gli organizzatori non sono riusciti a vendere tutti i biglietti ed hanno dunque mandato ragazzi dello staff in giro per l’aeroporto a regalare (e sottolineo regalare) biglietti alle famiglie e a ragazzi che non avessero un posto a sedere. Sicuramente gli organizzatori ci tenevano a non mostrare posti vuoti sugli spalti, ma pensate per un bambino che si avvicina al Motorsport o che va per la prima volta ad una gara che gioia deve essere stata trovarsi tra le mani un biglietto per le tribune (magari in posti migliori dei miei, sigh). Inizia la gara, mi guardo i primi tre giri dalla prima curva e poi continuo a gironzolare per cercare di guardare le auto da più prospettive. Decido di andare finalmente in tribuna al mio posto a ridosso delle barriere. A vederle così, queste monoposto sembrano molto divertenti da guidare, ma allo stesso tempo tremendamente difficili da portare al limite, soprattutto in uscita di curva: la coppia che emanano i motori elettrici è estremamente più alta di quella di motori a combustione e capita quasi ad ogni giro di vedere auto uscire in sovrasterzo dalle curve. È un attimo che acceleri troppo e ti ritrovi a muro.
Finita la gara (per la cronaca vinta dall’ottimo Rosenqvist sulla ottima Mahindra), mi dirigo sotto il podio. All’inizio ero leggermente distante dal palco della premiazione (e per “distante” in Formula E si intende qualcosa al massimo a 10 metri dal proprio naso), fino a che lo staff apre una transenna che consente a chiunque volesse di andare ai piedi del podio. Chiunque volesse. Niente VIP Pass o menate di questo tipo. E qui ho forse realizzato lo spirito di questo evento: la vicinanza all’azione. Allo stesso tempo ho imparato che andare sotto un podio non è proprio il top se vuoi rimanere asciutto il resto del giorno… In compenso ero in mezzo al team Mahindra che festeggiava e poco ci mancava che Heidfeld (terzo classificato) desse a me la bottiglia di champagne appena usata per inondarmi.
Ma il primo giorno di Formula E era per me tutt’altro che finito: il primo pit walk dei due che avevo comprato era utilizzabile a gara terminata. Forse i migliori 20€ spesi in vita mia. Libero accesso alla corsia box, possibilità di percorrerla avanti e indietro, passando anche per i retro box. Avere tutte le auto che avevano appena corso a pochi centimetri. Per me la livrea più bella è quella di MS Amlin Andretti (BMW).
Ah, ciao Alain!
Lo staff addetto alla sicurezza decide che dopo una mezz’ora dobbiamo levarci dalle scatole (non me ne sarei più andato).
Giornata estenuante tra corse all’alba in aeroporto e camminate avanti e indietro con temperature tropicali, ma tremendamente appagante. Dormo, dormo troppo, mi sveglio la domenica mezz’ora dopo quanto pianificato, e di nuovo a correre. Questa volta però mi va male: esattamente mezz’ora di ritardo rispetto all’orario per fare il secondo giro della corsia box. Non ne ho fatto un dramma, essendo stata l’ultima cosa fatta appena 10 ore prima, mi sarebbe forse piaciuto vedere la fase di “preparazione” dopo aver visto quella di “congedo”, ma vabbè, è andata così. Il programma della domenica è pressoché lo stesso del sabato e decido dunque di fare uso diverso della giornata, girando più a fondo la bellissima area al ridosso del terminal, dove si situavano le quattro zone elencate prima.
Ci sono anche motociclisti che fanno evoluzioni. Con moto elettriche, ovviamente. C’è la DHL che mostra come un domani tutti i suoi veicoli saranno elettrici o addirittura autonomi, c’è la Enel che mostra l’importanza di energia da fonti rinnovabili. C’è una startup, Coup, che ha lanciato un servizio di “Scooter-sharing” (incredibile ma vero, elettrici). La Formula E non è solo una (bellissima) competizione, è anche un luogo di riflessione ed il messaggio ti arriva forte e chiaro: una mobilità sostenibile non è solo possibile, ma è anche indispensabile per il futuro del pianeta e per le future generazioni.
Ovviamente non ripeto la sessione autografi del giorno prima, anche perché alla stessa ora c’è la Roborace. Purtroppo il modello “finale” non può girare, mi accontento di cedere il DevBot, ossia il modello usato dagli ingegneri per sviluppare l’auto definitiva che dovrebbe essere pronta per le competizioni tra massimo cinque anni. Così dicono almeno. Vi assicuro che fa impressione vedere un’auto girare senza pilota su un circuito raggiungendo i 200 km/h sul dritto.
Questa volta guardo i primi giri dall’ultima curva, più vicina alla mia tribuna, ma anche punto in cui durante le prove le monoposto hanno ripetutamente bloccato le ruote in staccata. Come il giorno precedente vado a sedermi al mio posto in tribuna. Fatto tesoro delle esperienze del giorno precedente (anche per questo ho voluto spendere entrambi i giorni a Berlino), lascio il mio posto un paio di giri prima della fine, per essere sicuro di essere in zona podio prima degli altri. Il motivo è che le prime tre monoposto arrivavano vicino al podio, a ridosso del pubblico, e questa cosa non volevo perderla per nessun motivo al mondo.
…ma questa volta al momento dei festeggiamenti me la sono vista bene dal catapultarmi sotto il podio, anzi.
Alla fine di questo weekend non posso che ritenermi soddisfatto di quanto fatto e visto. Tempelhof si presta benissimo all’evento e la Formula E è un concentrato di bellissime sensazioni. La speranza è che tutto questo duri nel tempo e che questo contatto così diretto tra tifosi e piloti, auto e pista non venga in qualche modo “inquinato” dall’aumentare di popolarità e interessi che questa classe inevitabilmente avrà negli anni a seguire. Erano 12 anni che non andavo a vedere una gara dal vivo (Formula 1, Monza 2005) ed è da sabato mattina che mi chiedo come ho fatto a farne a meno per tutto questo tempo.
3 risposte
[…] giorni dopo aver prenotato i biglietti per il Berlin ePrix di cui ho narrato il mese scorso, decido di andare a guardare il calendario della Formula 3. L’interesse per questa categoria […]
[…] insieme nello stesso posto per lo stesso motivo. Se a Berlino e Norimberga sono andato da “osservatore interessato”, a Monza sono andato prima di tutto […]
[…] chi si interessa solo ora a questo campionato e non ha seguito la cronaca delle mie due giornate a Berlino ecco un paio di informazioni di […]