Colpiscili dove fa più male
L’assenza di Toto Wolff e di Lewis Hamilton al Gran Gala FIA è stato un colpo, un gesto assai più clamoroso degli appelli in tribunale ai quali tutti ormai siamo più che assuefatti, un episodio che resterà nella Storia della nuova Formula 1.
I contrasti tra Senna e Balestre erano aspri e costanti; Vettel ha ricevuto ogni sorta di ortaggio dalla Federazione; eppure nessuno dei due si è mai sognato di saltare un Gala FIA. Certo, l’uno doveva ritirare ad anni alterni il coppone di Campione del Mondo, l’altro doveva fare da balia a Kimi quindi la loro presenza era anche abbastanza sgamata.
Toto invece si è dato allegramente per disperso e Lewis ha fatto filone.
Epperò io non credo si possa giudicare l’etica e l’ineleganza del gesto finché non ci si sente addosso i panni di chi ha subito il torto. Il colpo di teatro di Masi è stato, a dirla come quello ieri al bar, una porcata australe e ci sono casi in cui, parafrasando i The Rokes, non per forza bisogna saper perdere.
In uno Sport complesso come la Formula 1 la discrezionalità del direttore di gara è purtroppo inevitabile e va accettata, purché a perdere non sia lo Sport stesso: domenica un pilota è stato messo in condizione di pesante handicap nei confronti dell’altro che si è trovato con due assi in mano e la possibilità di andare all-in azzardando addirittura una collisione. Il destino del cavaliere nero era scritto e lo ha scritto l’arbitro stravolgendo le usuali procedure. Un arbitro con un numero di palle forse insufficiente per fischiare la gara sotto Safety Car, oppure incompetente, oppure pupazzo della nuova idea di Formula 1: uno sport sempre più assoggettato allo spettacolo, determinato ad attrarre nuove masse, generare engagement, talk, social flames.
Gli inglesismi fanno figo, ma mi portano anche al punto: credo che il clamore per l’assenza di Toto e Lewis sia il prodotto di un comportamento studiato e non di un’improvvisa capriola emotiva. E leggere oggi giovedì 17 dicembre, a 4 giorni dall’esito Emirato, di Hamilton che toglie il follow all’account instagram della F1 è stata per me, certo accompagnata da un sorriso sarcastico, la conferma di questa idea.
Cara Formula1, vuoi diventare famosa ovunque? Ti aiuto io. Farò sapere a tutti cosa è successo domenica e nel caso esista un angolo di mondo dove ancora non si sappia, io arriverò anche lì. Vuoi lo show? Facciamo ‘sto show, ora siamo sullo stesso campo di gioco, tu vuoi followers e io te li tolgo. O te li metto contro.
Ok sto facendo un po’ il Vanzini quando si inventa i dialoghi tra sè e se stesso, ma mi piaceva l’idea di essere diventato il ghost writer di Toto e Giggino.
Giusto? Sbagliato?
Io -per inclinazione personale probabilmente- continuo a preferire un Team Principal lanciatore di cuffie da 300 dollari, demolitore di tavolini, capace di alzare un casino mediatico del genere, incapace di accettare una sconfitta ingiusta e deciso ad andare in fondo rischiando una “brutta figura”. Voglio Enzo Ferrari che minaccia di andarsene in America, voglio Sebastian che prende il cartello col 2nd place e lo manda a fare in culo per sistemare quello giusto davanti al suo bolide rosso. Preferisco uno capace di portare avanti un’idea ad un serafico capellone finto paladino del politically correct.
Magari, al posto di Toto, avrei evitato di tirare in mezzo paroloni come “Integrità” e tutti gli altri valori dell’Umanità visto che fino a qualche anno fa organizzavo test segreti (pardon, “privati”!) e che da un anno all’altro mi son trovato -chissà come- a distribuire secondi al giro a chiunque, ecco. Non credo che a parti invertite Toto Wolff si sarebbe tolto il trofeo dalle mani solo per il bene dello Sport.
Però se la Mercedes è dov’è ora gran parte del merito è da trovarsi nella scaltrezza e la determinazione di questo perticone austriaco nato nel 1972.
Il rischio grosso per noi ora è che la Federazione, dopo una strigliata lavafaccia per l’assenza al Gala (non li manderanno certo ai lavori forzati) reagisca entrando nel 2022, l’anno zero della nuova Formula1, con eccessiva indulgenza verso la Mercedes. Toto ci ricorderà tutti giorni quanto gli sia stato ingiustamente tolto e la FIA potrebbe ragionare per compensazione. Come talvolta fanno gli arbitri.
And here we go again.