Invisible Touch

Il campionato del mondo di Formula 1 2018 è finito da neanche una settimana e già si parla del 2019. Anche se i test sono solo test e i tempi dei test sono solo tempi dei test. Ma se Leclerc fa un tempo più veloce di Vettel sono comunque test che sono solo test e tempi dei test che sono solo tempi dei test, però abbiamo già abbastanza elementi per poter dire, oltre ogni ragionevole dubbio, che si è smesso di parlare del 2018 troppo presto.

Un 2018 che se ci ha riconsegnato una delle rivalità più invisibili e belle degli ultimi anni di Formula 1.

Non è Ferrari contro Mercedes, non è Hamilton contro Vettel, non è Verstappen contro Ricciardo, non è Alonso contro Vandoorne, non è Hulkenberg contro il podio.

Anzi no, è proprio Nico Hulkenberg contro il podio, o meglio la sua personificazione messicana, ossia Sergio Perez Mendoza (già col nome Perez occupa tutti i posti del podio, quando uno è predestinato d’altronde…).

Dietro ai 6 piloti dei top team il campionato di Formula 1.5 è stato tiratissimo, ma alla fine sono sempre loro i primi della classe. Sì lo so che in un ipotetico campionato senza i piloti dei top team sarebbe stata una doppietta Renault, ma questi mica corrono pensando agli ipotetici 25 punti per un settimo posto che in realtà sarebbe un primo, il settimo posto vale 6 punti, punto, anche se devo ammettere che è un giochino carino da fare.

Nico Hulkenberg e Sergio Perez hanno più o meno lo stesso numero di GP disputati e le ultime 7 stagioni passate insieme in pista, 5 delle quali finite uno dietro l’altro in classifica generale. Entrambi fanno pochissimi errori, entrambi sembrano usciti dal giro dei top team senza mai entrarci veramente, entrambi sono stati per 3 anni insieme in Force India, entrambi sono tra i piloti più sottovalutati del circus, entrambi risultano trasparenti anche ai media specializzati, entrambi meritano un post su questo blog.

Entrambi potevano cavarsela con una introduzione più corta ma pazienza, iniziamo.

Nico Hulkenberg

hulk brasile 2018

Nico Hulkenberg in realtà non è così invisibile dai, sarà che è alto 1.84m, sarà che tutti lo conoscono perché ancora non è riuscito ad andare a podio in 156 GP disputati (o magari è talmente invisibile che a podio ci è andato ma nessuno l’ha visto, mah), sarà che quest’anno ha sfasciato più macchine del Maldonado degli anni d’oro, sarà che la Renault è più un catarifrangente che una monoposto, sia per colorazione che per prestazioni, sarà che è nato prima il Comitato dell’uovo e della gallina, saranno anche altre cose, ma non sarà forse che non si è sottolineata abbastanza la stagione da fenomeno vero che è riuscito a fare questo ragazzone da Emmerich am Rhein?

Partiamo dalle qualifiche: testa a testa vinto 13-8 con il compagno di squadra Sainz (uno che ha battuto 10-9 Verstappen nel 2014, entrambi debuttanti in Toro Rosso), conquistando 11 volte la Q3, qualificandosi 5 volte in settima posizione. Solo i due piloti della Ferrari SF70-H Haas sono riusciti a qualificarsi più volte in posizioni dalla settima in giù, ma con una vera mappatura da qualifica a disposizione.

Settimo in campionato però ci arrivi con i punti che fai in gara. Nico arriva 11 volte a punti su 21 gare e 7 volte si ritira, diventando il pilota ad aver percorso meno giri in gara durante tutto l’anno (936), con Perez che gli è finito appena dietro in classifica ad averne percorsi 1196, praticamente 4 GP abbondanti in più. Questa statistica racconta molto più di quanto non sembri, oltre all’affidabilità di Perez e della PU Mercedes. Nico quest’anno ha saputo osare, cosa che non sempre ha fatto negli ultimi anni, qualche volta gli è andata bene altre meno bene, ma quel che è certo è che i rischi presi quando pagavano pagavano bene. Hulkenberg quando è arrivato al traguardo non è mai arrivato in una posizione peggiore rispetto a quella di partenza (solo Ricciardo e Alonso sono riusciti a fare altrettanto), i suoi 5 sesti posti sono dei piccoli capolavori e da soli fanno più della metà dei 69 punti conquistati a fine campionato. Ci sarebbe poi da fare un post a parte sulla sua gara in Germania, un quinto posto che quasi va stretto per come si era messa la gara ad un certo punto…

In conclusione il titolo di “Campione del Mondo di Formula 1.5 2018” Nico Hulkenberg se lo merita tutto, anche e soprattutto per aver vinto la scommessa Renault, conquistando il suo miglior piazzamento finale in campionato in carriera e portando il team francese quarto nel costruttori.

Sergio Perez

perez abu dhabi 2018

Sergio Pérez Mendoza, Checo per gli amici, “L’uomo che sussurrava alle gomme” per quelli che ne sanno.

Checo non sarà un fulmine in qualifica, anzi il confronto con Ocon quest’anno è stato abbastanza impietoso, 16-5 in favore del francese, ma finché i punti si daranno solo in gara può anche non darci troppa importanza.

In gara Perez è l’incubo degli strateghi delle squadre avversarie, top team compresi, infatti andrà sempre lunghissimo con il primo pit, soprattutto quando parte con scelta libera di gomme, rimanendo più a lungo di tutti nella pit window degli avversari. Cosa che non sarebbe neanche un problema, se non montasse una PU Mercedes su una delle macchine storicamente più veloci in rettilineo. Quindi Perez indirettamente influisce sulla gara dei primissimi, provate a farci caso il prossimo anno, perché indipendentemente dalla competitività della Force India Sergio Perez andrà lunghissimo al primo stint in ogni caso.

Ritardare il più possibile il primo (l’unico di questi tempi) pit stop della gara è fondamentale per avere pista libera e provare l’overcut sugli avversari, ma devi avere un pilota in grado di farlo. Anche quest’anno Checo ha fatto scuola in questo campo, la sua gestione delle gomme Pirelli è impareggiabile già dai tempi delle meraviglie con la Sauber nel 2012 e ancora nessuno è riuscito ad arrivare ai suoi livelli.

Quando ha avuto il lusso di poter partire con gomme a scelta e nuove Perez ha fatto delle gare incredibili: nelle 9 gare concluse partendo con questo vantaggio ha guadagnato posizioni rispetto alla griglia di partenza 8 volte, in particolare 6 posizioni in Spagna, 8 in Austria, 7 in Italia e 6 ad Abu Dhabi.

Il confronto con Ocon in classifica dice 62 punti per Perez e 49 per il francese ma il gap forse è un po’ troppo ampio. Ocon è stato estremamente competitivo anche in gara, ma si è trovato coinvolto spesso in situazioni sfavorevoli, che invece Perez pur partendo nella pancia del gruppo è sempre riuscito ad evitare, la gestione delle gomme ha fatto il resto.

La gestione delle gomme ha fatto parte del motorsport da sempre, negli ultimi anni sta semplicemente ricoprendo un ruolo fondamentale, che Sergio Perez sa interpretare forse come nessun altro in Formula 1. Questo l’ha fatto diventare negli anni una “macchina da punti” capace di arrivare per 5 anni consecutivi nella Top 10 del campionato. Per uno che ha debuttato nel 2011 a soli 21 anni con l’etichetta di pilota pagante “come un Ericsson qualsiasi” direi che è un gran bel biglietto da visita.

Conclusioni

Se Nico Hulkenberg e Sergio Perez sono una presenza fissa da parecchi anni nella parte della classifica appena sotto i piloti dei top team non è un caso, come spero abbiate potuto capire. Come non è un caso che quando inizia il periodo di mercato loro due siano sempre tra i primi ad essere sicuri di avere un sedile l’anno successivo.

Con le valigie dei piloti che ogni anno devono essere sempre più grosse per poter “comprare un sedile” e con l’aumento dei piloti provenienti direttamente dalle varie academy, Hulk e Checo rischiano di restare gli unici esponenti di un’epoca che forse non tornerà più. Quella fatta dalla GP2 (attuale Formula 2) dove devi vincere e convincere in poco tempo, quella della gavetta, dei 3 team diversi in 3 anni, della dignità che ti regalava ogni punto conquistato, quella dove rappresentavi prima te stesso e poi il team che ti faceva correre.

La Formula 1 senza comprimari sarebbe composta da solo 6 macchine, i comprimari senza Hulkenberg e Perez sarebbero sempre comprimari, ma meno “cazzuti”.

 

 

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