Tra il paddock e realtà
Condensare in poche righe le sensazioni vissute nei 4 giorni trascorsi a Monza tra il paddock della F2-F3 e la tribuna centrale per ammirare i piloti di Formula 1 non è semplice. Scrivo ora, appena tornato a casa, stanco e stremato, sperando che tutto sia comprensibile, sperando di riuscire a trasmettere le emozioni.
Prima della partenza, però, ho vissuto giorni di tormento interno. Il tragico incidente di Spa mi aveva turbato parecchio e la domanda che mi ripetevo in testa era sempre la stessa: “con quale faccia mi presento là in una situazione più grande di me?”.
Mi sono confrontato con i miei più cari amici che mi hanno detto l’unica cosa possibile: “Vai, saprai come rapportarti, cosa chiedere e cosa non chiedere”.
Giovedì
Arrivo presto al centro accrediti. Troppo presto. Il mio pass non c’è e gli addetti non hanno idea di dove sia. Inizia il panico. Fortunatamente, poco dopo, arrivano i responsabili della Formula 2 a portare tutto. Ritiro il pass, salgo sulla navetta che mi porta in circuito e dopo una decina di minuti sono nel tempio della velocità.
L’atmosfera è strana. Si percepisce il disagio di tutti gli addetti ai lavori nel doversi trovare in pista a pochi giorni dalla scomparsa di Hubert. Gli sguardi fanno trasparire un velo di tristezza, ma tutti si comportano in modo sempre professionale e disponibile.
Incontro Alexa, la responsabile stampa della F2, e la saluto. Quando l’ho vista in lacrime in tv a Spa durante il minuto di silenzio sono rimasto molto toccato. Ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa per cercare di alleviare un minimo il suo dolore. Da buon terrone apro il mio zaino e le porgo una confezione con alcune paste di mandorla. Le spiego che è un dolce tipico della mia zona. Le spiego cosa mi ha spinto a portarle questo dono. Alexa improvvisamente sorride e mi abbraccia a lungo. Io non so cosa dire, lei mi ringrazia in modo sincero. Quell’abbraccio resterà il momento più bello del mio viaggio a Monza.
Riordino le idee e mi metto a lavorare. Inizio a cercare i miei due piloti preferiti della Formula 3: Juri Vips e Christian Lundgaard. Vado prima al box della ART e poco dopo arriva questo ragazzino altissimo. Inizia l’intervista, Christian è disponibile, alla mano, e non si sottrae a nessuna domanda. Finisce l’intervista ed esce fuori il lato ultras che c’è in me. Parte il selfie, gli racconto del catfight con un giornalista inglese su Twitter lo scorso anno dopo lo scontro tra lui e Fewtrell alla partenza di Gara 1 a Monza. Lundgaard ride. Probabilmente pensa che sono psicopatico.
Cerco Vips per intervistarlo, chiedo ad un suo meccanico che mi tranquillizza subito: “E’ sempre in ritardo”. Avevamo concordato l’intervista per le 11. La farò alla 14.30, ma l’attesa vale la pena. Juri parla senza filtri, gli chiedo di tutto e lui risponde senza alcuna diplomazia. Finita l’intervista ancora una volta esce fuori l’ultras che è in me. Gli dico: “Lo scorso anno ho twittato che mi sarei fatto un tatuaggio col tuo nome se avessi vinto il titolo”. Juri è incredulo. Probabilmente pensa che sono psicopatico. Facciamo il selfie d’ordinanza e ci salutiamo.
E’ giunto il momento di passare nella zona dedicata ai team di F2. Passo davanti al box Arden. Accanto alla monoposto della Calderon c’è uno spazio vuoto. I meccanici hanno esposto il musetto della #19 e dietro un foto di Anthoine con la bandiera francese. Resto immobile a guardare senza pensare a nulla. Sale il magone.
Incrocio Aitken. Ha lo sguardo spento, non mi sento di avvicinarlo, non mi va di fare domande che sarebbero tutte fuori luogo. Lo lascio in pace e continuo i miei giri. Incrocio tutti i piloti, saluto, scambio due chiacchiere, vedo i meccanici già impegnati a montare le vetture. Sono le 19, il sole mi ha ustionato. Torno a casa.
Venerdì
Di notte ha diluviato ed al mattino piove e fa freddo. Se andrete a Monza portatevi ogni tipo di indumento, dalla maglietta alla felpa al giubbotto. In un weekend affronterete tutte e quattro le stagioni.
Arrivo nella hospitality della F3 ed inizio a seguire le libere. Quando finisco di scrivere esco dal paddock e mi dirigo verso la statua di Fangio. Vedo una persona col tutù rosso, le orecchie da coniglio finlandesi e la maglietta con la scritta BWOAH. Non può che essere Carla con moroso. Ci salutiamo, scatta il selfie per gli amici più stretti, mi fornisce tutte le info per la presentazione del libro di Stellina.
Vado in tribuna centrale per vedere le Libere 1 di F1. Le auto sfrecciano sull’asfalto bagnato, inizio ad entrare nel loop dei video in slow motion e non la smetto più. Ogni 10 video fatti 1 è buono. Sembro un 60enne che ha appena scoperto Facebook. Forse non è il mio mestiere…
Torno nel paddock F2 per le libere e subito dopo pranzo. Ah, per chi se lo chiedesse, sala stampa, monitor TV e mensa della F3 e della F2 sono tutte racchiuse nella stessa hospitality. Sotto il tendone ci sono due televisori posizionati ai lati opposti. In uno mandano le immagini con il commento di Sky Italia, nell’altro quelle della regia internazionale. Mi piazzo davanti al secondo giusto per non sentire urla inutili per un weekend. Arrivano i meccanici ed i piloti della F3 ed iniziano a pranzare, poco dopo arriveranno quelli della F2. Prendo il mio piatto, le mie posate ed inizio a darci dentro col tracio di salmone, il pollo al curry, la pasta, ma soprattutto i dolci. Non avete idea di cosa siano i dolci di quella hospitality. Credo che Knam possa accompagnare solo.
Alle 17:00 iniziano le qualifiche della F2. La pioggia sconvolge i piani ed a sorpresa è Ilott in pole. Poi è il turno della F3 e nel finale si assiste ad uno spettacolo che la F1 riproporrà 24 ore dopo. Scrivo il pezzo e subito devo scappare davanti al paddock F1 per andare alla conferenza stampa delle due qualifiche.
Sono le 20:00, sono cotto, ho fame. Dopo aver cenato esco dal circuito e cerco un taxi. Ho invidiato Calboni quando ne prese 7 a testa per lui, Filini e Fantozzi. Io non ne trovo uno manco pregando. Sono disperso a Vedano e riesco a tornare a casa alle 22….
Sabato
Vi ricordate quando vi ho detto che a Monza in un weekend si vivono 4 stagioni? Bene, oggi fa un caldo della Madonna. Alle 10 parte Gara 1 di Formula 3. Siamo tutti nella hospitaliy a seguire le immagini e i tempi. Verso la fine entra la safety car ed inizialmente non si capisce il perché. Poi vengono mandate in onda le immagini del volo di Peroni. Cala il gelo fino a quando non si vede Alex salire autonomamente sulla medical car. Si è temuto il peggio e nessuno sarebbe stato in grado di affrontare un altro sabato drammatico.
Mi prendo un caffè e mi trovo a parlare con un meccanico del team Campos. Mi anticipa che Peroni si è fratturato la sesta vertebra e che il telaio della vettura è da buttare. E’ sollevato che Alex ne sia uscito quasi incolume, ha benedetto la presenza dell’Halo, ma mi ha confidato come tutti nel team abbiano temuto che potesse restare trafitto dai pali delle reti protettive.
Dopo pranzo c’è l’evento che tutti attendevano, la presentazione del libro di Stella Bruno. Riesco ad accedere nello stand Marelli grazie a Carla che ormai è amica, manager e PR di Stellina. Il momento viene celebrato da un selfie e dalla richiesta di far tornare la F1 sulla Rai.
Inizia la Feature Race di F2, nella hospitality c’è il delirio per la rimonta di Ghiotto. Luca arriva in seconda posizione a causa di un pit stop lento. Scappo in conferenza stampa e mentre attendo di entrare in sala vedo i piloti della F1 uscire dal briefing con bottiglie di prosecco in mano gentilmente offerte non so da chi. Don’t drink and drive recitava il proverbio… forse saranno servite per digerire quanto accaduto negli ultimi minuti della Q3.
Domenica
It’s race day recitano i tweet dei team. Non me ne sarei accorto senza controllare Twitter. Piove, fa un freddo cane e mi arrivano foto su Whatsapp di stagni e fango che rendono difficile l’accesso al circuito a piedi. Anno 2019, se piove a Monza devi portarti gli stivali per entrare in autodromo. Ah, stessa scena già vista anche due anni prima. Ma che ce frega, abbiamo rinnovato il contratto è tutto perfetto…
La F3 vede vincere Tsunoda in una gara da urlo. Esco pazzo ed appena torna nel paddock lo assalgo per fargli una foto e dirgli che è un mago delle staccate. Yuki apprezza con l’entusiasmo tipico dei giapponesi, accennando un sorriso.
Corre anche la F2 e vince Aitken. Jack mostra sul podio la bandiera francese, il cerchio si chiude ed è giusto che abbia vinto lui in memoria di Anthoine.
Finisco di scrivere il pezzo mentre il paddock inizia ad essere smontato. Tempo un paio d’ore e non avrò più né un tavolo né una sedia. I meccanici dei team, veri e propri eroi instancabili, iniziano a caricare le vetture sui camion. Incontro Martyn, l’addetto stampa di Norris conosciuto qualche anno prima in F3 Europea. Ci salutiamo, si ricorda ancora di me, dell’intervista concordata con Lando quando quasi nessuno in Italia sapeva chi fosse. Mi dice che gli manca l’atmosfera del paddock F2 e di come in quello di F1 sia tutto finto. Penso di chiedergli di fare a cambio ma evito. Scappo fuori e mi incontro con Giovanni. Chi è Giovanni (nnstc)? E’ il fotografo del weekend, l’uomo che con la sua Reflex dalle tribune ha immortalato Leclerc in controsterzo alla Roggia per poi scoprire il giorno dopo che Charles ha condiviso proprio quella stupenda foto sui suoi profili social.
Mentre beviamo una birra (offerta da Giovanni) incontro i ragazzi di Autofocus, gli autori delle foto e dei video per il team Prema. Faccio un casino di domande. Sospetto che mi avranno odiato. Torno da Giovanni e parliamo come se ci conoscessimo da una vita. Miracoli della passione per tutto ciò che ha 4 ruote e un motore.
Manca poco più di un’ora alla partenza della F1 e mi dirigo verso la tribuna centrale. C’è il delirio di gente vestita di rosso, noto un folle con megafono che canta a squarciagola “SEBASTIAN VETTE LALALALALA SEBASTIAN VETTE LALALALALA”. Avverto un leggerissimo disagio tra i presenti.
Mi metto sulle scalinate che portano alla tribuna ed assisto a scene imbarazzanti. Un ragazzo finlandese con la maglietta Mercedes si attacca alle reti di recinzione, arriva un buttafuori, sicuramente diventato addetto alla sicurezza grazie alle sue due lauree, e gli urla di spostarsi perché in quella zona è vietato sostare. Il ragazzo non capisce (dato che non parla una parola di italiano), il buttafuori si incazza e quasi lo spedisce fuori dal circuito. Il finlandese si allontana e mi si avvicina. Iniziamo a parlare e scopro che tifa Bottas. Esistono i tifosi di Bottas!!! Gli faccio notare che con una maglietta Ferrari forse non avrebbe avuto a che fare col buttafuori, il finlandese acconsente. Mi vergogno per il modo in cui è stato trattato manco fosse un criminale.
Sta per iniziare la gara, 300 persone si accalcano nelle reti dove poco prima il finlandese non poteva stare. Il buttafuori magicamente è sparito. Passano le frecce tricolori, si spengono i semafori, partono le vetture e… non fanno casino.
Vettel si gira, volano le madonne. Abbandono il circuito per evitare di restare intrappolato nel casino di 150 mila persone a fine gara. Charles è in testa, so che romperà culi come già faceva in GP3 e in F2. Il soprannome Lesberl non nasce a caso.
Guardo gli ultimi giri a casa, davanti la TV. Charles vince e dagli altri appartamenti si sentono urla e applausi.
Carletto è diventato re. Il mondo si è finalmente accorto di quanto cazzo sia forte. La mia missione è compiuta.