Antonio Giovinazzi e i numeri di un piede pesante

Antonio Giovinazzi ha appena concluso la sua stagione d’esordio nel campionato GP2 al secondo posto, con 211 punti conquistati contro i 219 del campione Pierre Gasly. Tra i due il distacco è stato di soli 8 punti, il margine più basso nella storia della categoria, che assume un valore ancora più significativo se guardiamo le percentuali: Giovinazzi ha totalizzato il 96,3% dei punti del vincitore, per trovare un margine più basso in percentuale dobbiamo tornare al 2013 quando Sam Bird totalizzò il 90% dei punti del campione Leimer.

Sempre parlando di percentuali, i rookie che hanno conquistato la maggior percentuale dei punti disponibili in una stagione sono nell’ordine: Hamilton 53,5%, Hulkenberg 50%, Rosberg 46,9%, Vandoorne 43,4%, Giovinazzi 40%. I primi tre piloti non hanno bisogno di presentazioni, non ne avrebbe bisogno neanche Stoffel Vandoorne, campione GP2 2015, terzo pilota McLaren quest’anno e futuro pilota titolare per il team inglese nel 2017.

È interessante fare un confronto proprio con il pilota belga, che nel 2014 ha convinto tutti con la sua velocità e la sua costanza nella stagione d’esordio in GP2, centrando il titolo l’anno successivo.

Vandoorne nel 2014 si è giocato il titolo con Jolyon Palmer, un pilota esperto della categoria, quasi uno specialista, che conosceva molto bene vettura e gomme, esperienza che compensava il fatto di non essere proprio un pilota dalla classe cristallina. Il campionato alla fine ha visto Vandoorne secondo con 229 punti, l’83% dei 276 del campione Palmer.

Giovinazzi quest’anno si è dovuto confrontare con il compagno di squadra Pierre Gasly. In GP2 Gasly aveva disputato qualche gara nel 2014 e tutta la stagione 2015 ottenendo risultati più che buoni. Gasly quindi arriva al confronto con Giovinazzi con una discreta esperienza e soprattutto dopo aver dimostrato una velocità sopra la media della categoria. Nonostante ciò però il nostro connazionale se l’è giocata alla grandissima, arrivando, come abbiamo visto, davvero molto vicino al pilota francese.

 

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Inoltre Antonio ha dimostrato di non avere solo la costanza nei risultati indispensabile per poter puntare al titolo, ma di avere anche gli acuti che caratterizzano un campione.

Le sue 5 vittorie stagionali da rookie sono un altro record, ed eguagliano quelle conquistate da altri rookie eccellentissimi come Hamilton, Rosberg e Hulkenberg: due campioni del mondo e uno che ha vinto una garetta di durata in Francia.

Curioso notare anche come Giovinazzi sia riuscito nello straordinario weekend di Baku a realizzare una doppietta, ossia una vittoria sia in gara 1 che in gara 2, che da rookie era riuscita solo ai tre “mostri sacri” della GP2 ossia Rosberg, Hamilton e Hulkenberg.

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Rosberg, Hamilton e Hulkenberg sono infatti gli unici tre piloti che sono riusciti a conquistare il campionato GP2 nella loro stagione d’esordio, e abbiamo visto che numericamente le analogie con Giovinazzi ci sono eccome.

Ad Antonio è mancato davvero solamente il titolo per coronare una stagione meravigliosa, che l’ha visto adattarsi velocemente ad una categoria difficile che, nonostante venga ormai saltata a piè pari per passare direttamente dalla F3 alla F1, rimane la migliore categoria propedeutica alla massima Formula, sia perché si corre sugli stessi circuiti del Circus sia perché si inizia ad avere a che fare con la gestione delle gomme Pirelli. Proprio nella gestione delle gomme il pilota pugliese è riuscito ad eccellere in molte occasioni, ritrovandosi a raggiungere i primi negli ultimi giri di gara, dove arrivava sempre con gomme più fresche. E quando li raggiungeva Antonio dimostrava il suo talento anche nel compiere sorpassi precisi, decisi e decisivi anche quando si poteva benissimo accontentare di un piazzamento (ma si sa, i campioni non ragionano così).

Un rookie non vince il campionato GP2 dal 2009, nell’era Pirelli nessuno ci è mai riuscito e  nemmeno con l’attuale generazione di vetture. Antonio ci è andato davvero molto, molto vicino. E nonostante tutto si è sentito di dover chiedere scusa a chi lo ha supportato per non esserci riuscito.

La verità è che tutti noi appassionati dobbiamo solo ringraziare questo ragazzo per averci ricordato che il valore dei piloti non si misura con il cognome che portano, con i soldi che portano o con i nomi degli sponsor cuciti sulla tuta.

Il valore di un pilota si misura mettendogli il piede destro su una bilancia, e quello di Antonio Giovinazzi da Martina Franca ha fatto fare due giri alla lancetta.

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